Sabato mattina, uscita di perlustrazione in solitaria: sono diretto in auto a Paluzza, per provare alcune parti della Mirabolante Avventura in Malga Pramosio di domenica prossima, 16 giugno.
Incrocio sulla tangenziale di Tolmezzo, mi fermo per dare la precedenza. E chi mi passa davanti? Il Doc… (Tiziano E).
Il Doc è un “Intrepido Avventuriero” delle Mirabolanti Avventure.
E se non sai cos’è un “Intrepido Avventuriero” ti rimando alle linee guida che trovi qua.
Incrociare il Doc… coincidenze?
Non credo.
Lo chiamo subito al cell: “Ciaaao Tiziano, dove vai?”
Il Doc: “Dove sei?”
Io: “Dietro di te”.
Il Doc: 😂… sono con Luciano che è davanti a me e andiamo sullo Zoncolan per la strada vecchia che sale da Priola.
Io: “Dai…con Luciano? Fermiamoci per un caffè!”.
E così, dopo il caffè, sembra brutto non unirmi a loro… anche perché Luciano non lo vedevo da annononi e l’accoppiata Doc/Luciano rappresenta un pezzo di storia della mtb friulana. Nonché una garanzia assoluta di un’uscita mai banale.
Cioè, un giro con quei due… vuol dire avere a disposizione l’arguzia e quel pizzico di follia di grandi esploratori del calibro di Ambrogio Fogar, di Monsieur De Ravanage. O di Marco Polo, unito a Reinhold Messner. 😂
In quel momento, mi è chiaro che la perlustrazione della mirabolante avventura del 16 giugno può aspettare.
Perché… capisci che NON unirti a loro è pura follia.
Un’occasione da cogliere al volo.
E poi… trovarli in quell’incrocio stradale è una coincidenza pazzesca.
E io… non credo nelle coincidenze.
Così, lasciate le auto nell’area di sosta davanti al bar, inforchiamo le nostre mtb. Siamo già alle porte del Paese di lime, raspe e scalpelli, Sutrio.
Saliamo in direzione Priola, un bel borgo carnico, con case, guarda un po’, in stile carnico, con fontane con acqua che sgorga come per magia e con gente che ti saluta alla carnica via, cioè con quel calore tipico delle persone di montagna e di confine da sempre soggette ad invasioni.
La salita è bella tosta… ma le nostre pedivelle girano che è un piacere.
Durante le salite, quando le pendenze lo permettono, si parla per ingannare la fatica… e la cosa bella di quando sei col Doc è che ti fa un bel resoconto della sua settimana: infarti, morti nel sonno, fratture del tendine d’achille, ecc. ecc. 😂
Nel mentre maciniamo dislivello e, dopo aver infracidato per benino le nostre magliette della salute di puro sudore al 100% che potresti strizzarle e farci una bevanda isotonica, sbuchiamo direttamente sulle piste da sci dello Zoncolan, poco più in sù della Baita Pignau.
Continuiamo a salire…
Superiamo anche la Baita del Cocul…
alcuni bitumari-scansa-tombini ci superano con dolcezza…
(oggi non mi va di fargli lo scherzo di ciucciargli la gomma, cioè di stargli a ruota con la mia fat)
…anche perché, detto fra di noi, potrei “scoppiare” da un momento all’altro.
Tanto che ad un certo punto chiedo al Doc se hanno spostato il “Goles”, un’altra baita lungo la strada che stiamo scalando.
Se non l’hai capito, in questo momento siamo sulla strada del Giro d’Italia quando è venuto quassù.
Sentiamo la musica del Goles, qualche nota per darci la forza per affrontare l’ultimo tratto di una salita veramente tosta.
Ormai il mio sudore ha superato la barriera della maglietta della salute e sta infracidando anche T-Shirt, parte alta dei pantaloni, mutande…
(bell’immagine vero?)
…mi sudano anche le caviglie visto che ho i parastinchi coperti dalle ginocchiere.
Il mio sudore mi dice chiaramente che manca ancora pochissimo.
E infatti… voilà… dopo qualcosa del tipo 1.100 metri di dislivello in 10 km circa… conquistiamo il Kaiser… lo Zoncolan.
Reinhold Messner è orgoglioso di noi… ora dobbiamo rendere orgoglioso anche Monsieur De Ravanage.
Ma prima… le foto di rito… anche col monumento del ciclista scalatore.
(fine prima parte)
Dai… sei fortunato… oggi mi va di scrivere. Continuo subito.
(inizio seconda parte)
Ora stiamo entrando nella parte “discesistica” dell’uscita. E con Luciano e il Doc sono certo che ne vedremo delle belle.
Superata la Baita Tamai, ci buttiamo sulle piste da sci.
Non c’è una traccia ben precisa da seguire, è piuttosto free-ride.
Mi diverto a seguire le tracce che le gomme di Luciano lasciano sull’erba delle piste.
Un dolce slalom “guidato” tra denti di leone, insalata matta, soffioni e tarassaco…
…stando attenti alle buche/cunette per lo scolo dell’acqua…
…entriamo in una parte più boschiva e poi nuovamente slalom, prima del canalone che ci porta veloci al Rifugio Enzo Moro.
Ok, bella discesa… facile e divertente… ma la parte “ravanage”?
Luciano cerca di fare mente locale e grazie al suo senso da gatto, sviluppato in anni di ravani, dopo giusto un po’ di asfalto in discesa, sente odore di trails, fiuta una strada che si stacca sulla destra e che va giù verso degli stavoli.
Sono gli Stavoli di Suart (da non confondersi con Sella di Suart sopra Arta Terme). Bellissimi. Dei veri e propri gioielli.
Entriamo in modalità ravano, cioè non abbiamo la certezza di quello che troveremo.
Ora, mio piccolo cuore di leone di montagna, devi sapere che quando sei in modalità ravano, ti puoi ritrovare col sentiero chiuso da schianti di alberi o da vegetazione cresciuta a dismisura. Tutte cose che possono mettere a rischio la percorribilità del sentiero. E con essa la tua speranza di giungere alla fine del giro tutto intero e senza dover superare le 7 fatiche di Ercole.
Ma torniamo a noi. Siamo agli Stavoli di Suart.
Dal “giardino” di uno degli stavoli entriamo in un breve tratto di sottobosco su un letto di pigne, fino ad una strada forestale che seguiamo in leggera discesa.
Proseguiamo sempre dritti, la forestale si trasforma in sentiero ed eccola qua la vegetazione carnica che si impossessa prima della forestale, poi del sentiero e infine di noi.
In alcuni tratti pedaliamo in mezzo ad erba così alta che ancora un po’ vedi solo dei caschi che vanno avanti. E mi chiedo se ci stiamo infognando.
I tratti di erba alta, altissima… erbissima… zecche scansatevi… ci fanno compagnia per tutta la discesa, ma per fortuna ogni tanto si alternano a ciottolati, a pietraie, tagliando in alcuni punti (mi sembra 2 o 3) l’asfalto che da Sutrio porta allo Zoncolan.
In uno di quei brevi tratti, mentre la nostra traccia taglia l’asfalto, incrociamo un altro bitumaro-scansa-tombini, fermo sotto una frasca per ripararsi da quelle 4 gocce di pioggia che in Carnia sono all’ordine del giorno. Chissà cosa avrà pensato nel vederci, noncuranti di tutto, mentre ci infilavamo in quegli anfratti di cespugli e piante.
Hai un dubbio se è possibile proseguire?
No problem, nema problema, keine Sorge…
Luciano e Tiziano hanno un fiuto micidiale per il ravano…
…imboccano tracce ormai perdute e le trasformano in un bike park.
Il divertimento è altissimo, alle stelle, molto più alto dell’erba. E così dopo qualche chilometro, durante i quali non sai mai se sarebbe filato tutto liscio…
…arrivi a Sutrio. WOW! Complimenti Luciano e Tiziano… ora, dopo questa bella e divertente ravanta, abbiamo anche la benedizione di Monsieur De Ravanage.
E voi, dopo che mi avete mostrato cosa sapete ancora fare, siete “Seguaci della Traccia Perduta” ad honorem.
Non ci resta altro che andare a festeggiare al Marangon… un marangon speciale, che non va giù di ascia e tantomeno lavora il legno, ma scolpisce affettati, hamburger, formaggi… che ci siamo guadagnati bellamente con il sudore della nostra fronte… e quindi, ovviamente,la giusta quantità di luppolo per cercare di recuperare le energie perse.
Battezziamo questa uscita: Zoncolan Old’sTrack.
Un giro per tirare fuori le vecchie tracce, sepolte dalla vegetazione, che scendono dallo Zoncolan.
Un’idea, veramente azzeccata… che ne dici?
Sei abbastanza coraggioso o pazzo da farla assieme magari in una prossima mirabolante avventura?
Nel frattempo che decidi, potresti trovare la motivazione giusta in uno dei miei libri…
…li trovi qua:
Il mio primo libro in versione ebook:
https://www.tonygomon.it/le-mirabolanti-avventure-di-tony-gomon-1/
Il mio secondo libro in versione cartacea:
O se sei braccino, iscriviti alla Posta di Tony (è gratis):
https://www.tonygomon.it/la-posta-di-tony/
In ogni caso, rendi la tua vita mirabolante.
Ad maiora semper.
Tony Gomon
Global Comunications di Antonio Ganis – P.iva 02179760307
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